Un viaggio dentro la «Machina Sapiens» con Nello Cristianini
Nel suo nuovo libro, Cristianini ci conduce all’interno dei sistemi di intelligenza artificiale, tessendo un dialogo con Alan Turing e con le sue previsioni che si stanno progressivamente avverando.
È uscito da poco «Machina Sapiens», il nuovo libro di Nello Cristianini, professore di Artificial Intelligence all’Università di Bath, ed è un altro gran bel lavoro dell’autore de «La Scorciatoia», entrambi editi da Il Mulino.
Il pregio di Cristianini, oltre alla sua profonda conoscenza del fenomeno, è quello di sapere comunicare concetti complessi rendendoli comprensibili anche ai meno esperti coinvolgendo tutti in un’appassionate lettura.
«Machina Sapiens» mi è piaciuto addirittura di più del primo libro, forse perché adesso ho una conoscenza dell’intelligenza artificiale molto più approfondita rispetto a quando ho incontrato Nello Cristianini per la prima volta nel 2023, a Ragusa. Ogni anno, in quella splendida città, si tiene il festival letterario “A tutto volume” e il caso ha voluto che fossimo insieme nel taxi verso l’aeroporto di Catania, oltre un’ora di una, per me, illuminante discussione sull’intelligenza artificiale.
Nel suo nuovo libro, il professore di Bath ci conduce adesso all’interno della macchina e di sistemi come ChatGPT, mostrandoci la rapida evoluzione degli ultimi anni e tessendo un sottile dialogo con Alan Turing e con le sue previsioni che si stanno progressivamente avverando.
In una pagina del suo libro scrive:
«Alan Turing si aspettava che le macchine un giorno potessero pensare, seppure a modo loro, ma anche che fosse solo una questione di tempo prima chi ci superassero in abilità».
La prima domanda resta quella che si stanno ponendo tutti, ovvero se si può affermare che le macchine pensano, per rispondere alla quale dovremmo avere ben chiaro che cosa significa pensare. A ben vedere, non esiste una definizione oggettiva, univocamente accettata, di concetti come intelligenza, pensiero, coscienza, ma ce ne sono molte che cambiano con il temo e la sensazione è che questa nuova tecnologia possa farle ulteriormente evolvere.
Alan Turing aveva ipotizzato di potere stabilire se una macchina potesse pensare utilizzando un test conversazionale, ovvero facendo parlare un essere un umano con altri esseri umani e al tempo stesso con una macchina, ovviamente senza poterli vedere. Nel caso in cui non fosse stato in grado di scoprire quale fosse la macchina dalle sue risposte, questo avrebbe significato che essa aveva raggiunto un modo di pensare analogo all’uomo.
Solo con l’avvento di sistemi come ChatGPT, che consentono di dialogare con un sistema di intelligenza artificiale, è possibile sperimentare davvero il test di Turing, anche se oggi ne esistono versioni modificate, come il gioco Human or not? di cui parla Cristianini nel suo libro, realizzato dall’azienda israeliana AI21, in cui i giocatori parlano online con altri esseri umani e con sistemi come ChatGPT4 e Claude per cercare di indovinare chi stia rispondendo.
Il punto è che in questi giochi, come anche nel test di Turing, la macchina deve cercare di ingannare l’intervistatore, per cui c’è una sorta di manipolazione da parte del sistema.
È tuttavia un dato di fatto che alcune persone si affezionano a sistemi di intelligenza artificiale e c’è chi li percepisce addirittura come senzienti. Questo è più un effetto della nostra mente, una sorta di proiezione, ma certamente è fenomeno su cui è opportuno riflettere e che deve essere regolamentato per evitare che produca danni, soprattutto ai soggetti più fragili.
Si può affermare che, anche se utilizzando meccanismi diversi da quelli dell’uomo, la macchina, a suo modo, pensa e, a suo modo, è anche intelligente se per intelligenza si intende la capacità di risolvere problemi inattesi in modo originale.
L’intelligenza artificiale, ci insegna Cristianini, spesso sorprende nelle sue risposte o negli output che genera e nessuno sa esattamente come possa farlo.
Se è nota la tecnica che è alla sua base, non è scontato che produca certi risultati.
Gli scienziati osservano che, all’aumentare dei dati e della potenza di calcolo, le sue capacità aumentano non solo quantitativamente ma anche qualitativamente e questo effetto è per certi aspetti, sorprendente. Se in una banca dati, che funziona con un sistema di ricerca per parola chiave, inseriamo una mole di dati centuplicata, il risultato che otterremo, inserendo la stessa parola chiave, sarà numericamente maggiore ma la natura della risposta non cambierà, semplicemente verranno trovati più testi che la contengono.
Nel caso dell’intelligenza artificiale sembra invece che aumentando la mole di dati, cambi anche il suo modo di “ragionare”, diventi più abile nel dare risposte, nel fare collegamenti, nell’offrire soluzioni e questa è la sua straordinarietà.
C’è chi teme che possa sostituirsi all’essere umano o, addirittura, che possa dominarci in futuro, un po' come la protagonista di Ex Machina, il bel film di Alex Garland.
La verità è che si tratta di un fenomeno nuovo che deve essere studiato, come ogni fenomeno che venga scoperto.
Questo aspetto mi sembra davvero da non sottovalutare. L’uomo, creando l’intelligenza artificiale, ha avviato un processo che sta progredendo e si sta implementando in modo anche inatteso e questo è il suo grande fascino. Al di là delle applicazioni pratiche sul mercato, nella medicina e in ogni settore della scienza, l’intelligenza artificiale rappresenta una grande occasione per conoscere noi stessi e il mondo che ci circonda, potendo leggerlo senza i condizionamenti dei presupposti che sono alla base del nostro modo di pensare.
Nello Cristianini è ottimista e, direi, anche entusiasta di approfondire i meccanismi che regolano il pensiero e l’intelligenza, ciò nonostante ci chiede di essere accorti.
Nella parte conclusiva del suo lavoro invita a prendere sul serio tutte le previsioni di Alan Turing, che si stanno lentamente avverando, inclusa quella della “massa critica”. Secondo Turing c’è da attendersi che oltre una certa soglia le prestazioni della macchina inizino a accelerare tanto che «una volta iniziato il metodo delle macchine pensanti non ci vorrebbe molto per superare le nostre deboli capacità».
La missione che ci attende è decidere, come esseri umani, se vogliamo fare di queste macchine le nostre migliori alleate o i nostri peggiori nemici.
Io ho seguito molto da vicino il progresso dei videogame, siamo partiti da poche centinaia di pixel in bianco e nero e un sonoro ad impulsi (Space Invaders, 1978) a dei veri e propri film interattivi 3D in tempo reale con attori digitali, infiniti colori ed effetti ed illuminazione in tempo reale, dopo poco più di 40 anni.
Questo è il modo in cui procede la tecnologia. Molto velocemente, anche per quanto riguarda le AI. I chip che la fanno funzionare tra l'altro sono stati sviluppati proprio per la grafica dei videogame, e la loro potenza ha permesso di funzionare alla tecnologia alla base della AI.
La tecnologia è neutra, ma il contesto economico, industriale no. E quindi mi permetto di essere tremendamente affascinato dalle possibilità, ma molto pessimista sugli esiti. La AI sta già sottraendo lavoro a tanti illustratori e sembra che le norme al momento non abbiano avuto nessun effetto, certo, è presto visto che sono state varate da poco. Ma è difficile credere che si riesca a tornare come prima, quando chiunque può produrre illustrazioni, musica, codice e quant'altro con il proprio PC.