Intelligenza artificiale e industria culturale
L’industria culturale non può esimersi dal fare i conti con i sistemi di intelligenza artificiale, che da alcuni punti di vista, sta portando anche benefici.
L’intelligenza artificiale è una tecnologia a cui nessuno è disposto a rinunciare.
Questo è un dato di fatto da cui non si può prescindere prima di qualsiasi discussione sulla possibile perdita di posti di lavoro, sui rischi, sulla perdita di controllo.
Le aziende che provano a impedire l’uso dell’AI da parte degli impiegati si sentono opporre un rifiuto netto, giustificato con i vantaggi ottenuti da una riduzione dei tempi di lavoro.
Chi è costretto a sottostare alle policy interne, spesso lo usa comunque, magari sui propri dispostivi personali. Uno studio recente ha dimostrato che circa il 32% dei lavoratori utilizza programmi come ChatGPT anche all’insaputa del proprio datore di lavoro e senza alcuna regolamentazione.
L’industria culturale non può quindi esimersi dal fare i conti con questa nuova tecnologia, sebbene gli artisti siano stati tra i primi a opporsi all’introduzione di sistemi di intelligenza artificiale, visti come una minaccia per la loro stessa sopravvivenza.
L’industria culturale, nel suo complesso, è sostanzialmente ostile all’AI. Negli Stati Uniti le associazioni a difesa degli autori e degli editori, tra cui la potente Authors Guild, stanno lavorando per impedire che vengano riconosciuti diritti alle opere create con l’intelligenza artificiale, a meno che non ci sia un contributo umano rilevante e quindi l’opera possa essere attribuita ad un uomo.
Per quanta resistenza possano fare, l’esistenza dell’intelligenza artificiale è però un dato di fatto ineluttabile con cui dovranno necessariamente fare i conti e che, da altri punti di vista, sta portando benefici all’industria culturale.
L’applicazione dell’AI nell’industria culturale
In uno studio della Paradigm Academic Press, pubblicato a Gennaio 2025 sono emersi alcuni dati interessanti, se pure parziali, su come l’AI sta cambiando la creazione, ma anche la distribuzione e la fruizione delle opere.
Uno dei settori più coinvolti è sicuramente quello della musica.
Applicazione come Amper Music, AIVA, Suno e MuseNet utilizzano algoritmi addestrati su un’enorme quantità di opere grazie alle quali hanno imparato a realizzare nuovi lavori che non sono una mera imitazione dei precedenti, ma esplorano nuove forme espressive, consentendo di realizzare brani del tutto nuovi, mentre applicazioni come LANDR e iZotope aiutano in fase di produzione.
La musica digitale generata da Amper Music ha raggiunto milioni di riproduzioni su Spotify, confermando la qualità dei risultati e sollevando non poche domande in materia di diritto d’autore, su chi possa vantare i diritti su quanto generato.
Secondo i dati di Music Business Worldwide (MBW) per l’anno 2023, la quota di mercato della musica realizzata con l’intelligenza artificiale è cresciuta addirittura del 300% negli ultimi cinque anni.
Lo stesso fenomeno si ha in ambito letterario e nelle creazioni artistiche. Gli strumenti sono molti, nella grafica trai più diffusi ci sono Canva e DeepArt.io, mentre sistemi come Artbreeder utilizzano le GAN, Generative Adversarial Networks, per generare opere d’arte uniche che sono molto richieste.
Un rapporto di ArtMarket.com afferma che le vendite di opere d’arte create dall’intelligenza artificiale hanno raggiunto i 100 milioni di dollari nel 2023 a conferma che il settore è in grande crescita.
L’intelligenza artificiale impatta molto anche sulla distribuzione, se si considera che funzioni come Discover Weekly di Spotify, basato sull’AI, ha aumentato la fidelizzazione del 20%, mentre l’algoritmo di raccomandazione di Netflix ha aumentato il tempo di visione del 10% riducendo l’abbandono, mentre quello di Amazon ha aumentato i tassi di conversione del 25%.
Questi sistemi sono particolarmente efficaci perché riescono ad esaminare una enorme mole di dati, sono molto reattivi e adattivi, per cui si prestano bene ad intervenire sui singoli utenti in modo personalizzato, facilitando gli acquisti.
Nel settore cinematografico, l’AI è usata per prevedere i ricavi, analizzando una serie di dati, con una accuratezza delle previsioni che ha superato l’85%.
L'applicazione dell'intelligenza artificiale all'industria culturale presenta sfide che sono comuni anche ad altri settori, ma che in questo contesto possono essere più preoccupanti.
Secondo una ricerca dell’Università di Stanford del 2023, anche i sistemi più avanzati possono mostrare bias razziali, che se trasferiti in un’opera letteraria e artistica possono impattare nella formazione e nella crescita culturale e personale.
Altra questione critica è la privacy, soprattutto per quanto attiene gli algoritmi di raccomandazioni personalizzate e analisi di mercato, che sono sempre più diffusi, senza sottovalutare la dipendenza tecnologica, che potrebbe indurre l’industria culturale a trascurare il valore della creatività umana e del pensiero critico, con una riduzione della diversità e dell’innovazione.
In base a uno studio di PwC questioni etiche e legali sono considerate fondamentali dalla maggiore parte degli industriali, in particolare quelle relative alla tutela del diritto d’autore, alla protezione della privacy e alla trasparenza algoritmica, con oltre il 60% degli intervistati che hanno evidenziato questa necessità.
Tornare indietro non si può e le questioni aperte sono molte, ma un dato è particolarmente rilevante. Secondo un sondaggio di Edelman Trust Barometer del 2023, la fiducia dei consumatori nella AI è strettamente legata alla sua trasparenza e comprensibilità.
Pertanto il primo passo da fare è proprio quello di essere trasparenti e informare gli utenti sull’utilizzo o meno dell’intelligenza artificiale nei processi aziendali, sul modo in cui viene utilizzata e sugli effetti che produce.
Solo così potranno essere tranquilli e scegliere consapevolmente e non è detto che la decisione finale del consumatore sia quella di accettare passivamente l’utilizzo dei sistemi automatizzati.
Esemplare è quanto accaduto a Duolingo, la nota applicazione per l’apprendimento delle lingue straniere, che ha provato a introdurre sistemi di intelligenza artificiale per prestare i propri servizi, ponendosi all’avanguardia nel settore. La risposta degli utenti è stata forte, molti si sono lamentati sui social e tanti hanno abbandonato l’app, al punto tale che Duolingo è dovuta ritornare sui suoi passi, garantendo la presenza di insegnanti umani e confermando che l’AI verrà usata solo come strumenti di aiuto per i docenti.
L’intelligenza artificiale non può sostituire tutto e tutti.
Ci vediamo al WMF 2025!
Sull’argomento dell’articolo di oggi e su altri temi, domani 5 giugno sarà dedicato un panel a cui parteciperò come relatrice insieme ad altri importanti professionisti al WMF 2025, la Fiera Internazionale su AI, Tech & Digital Innovation che si tiene a BolognaFiere.
Ci vediamo lì!
a Vi il nobile Fedele lampertico capeggiò un partito contrario a che a VI passasse la ferrovia ed i vicentini furbi come sono gli hanno fatto anche un monumento. Forse in futiro verranno eretti monumenti anche per qualcuno che si sta opponendo all'uso dell'AI. Quanto all' ampiego della AI per la musica sono d'accordissimo, spero ci saranno risultati migliori delle cacofonie delle musiche attuali Sanremo e c. Lo stesso per l'arte, porcate fatte passare per arte, forse meglio l'AI. Letteratura idem, una quantità di scritti illeggibili prodotti da pseudo scrittori-giornalisti. Proviamo con l'AI. Perderanno il lavoro?. ne imparino un altro. anche i cocchieri ed i fabbricanti di selle da cavallo hanno cambiato.
Gli apologeti dell'AI si rendono conto che il loro stesso mestiere è sostituibile?