Il No Fakes Act degli Stati Uniti contro il furto di voci e immagini
La recente proposta di legge per contrastare il diffondersi di deepfakes vuole introdurre per legge un diritto di proprietà intellettuale sulla voce e sulle sembianze fisiche.
Nell’Aprile 2023 il mondo della musica è stato scosso da un evento senza precedenti. Una canzone cantata con le voci di Drake e The Weeknd ha ottenuto oltre quindici milioni di visualizzazioni sui social e più di cinquemila ascolti su Spotify, ma nessuno dei due aveva inciso quel brano.
La canzone, intitolata Heart on My Sleeve, era stata generata da un sistema di intelligenza artificiale che aveva replicato le loro voci con una qualità tale da renderle indistinguibili dagli originali.
Il fenomeno delle repliche digitali non è nuovo ma si è rapidamente diffuso negli ultimi anni aumentando la possibilità di trovarsi coinvolti inconsapevolmente in situazioni sgradevoli non solo per gli artisti ma in modo diffuso.
I danni delle repliche digitali
In base alle ricerche svolte soprattutto negli Stati Uniti, le repliche digitali possono causare danni classificati principalmente in tre diversi tipi.
Il primo è quello della diffusione di contenuti sessualmente espliciti realizzati tramite deepfake. Uno studio recente ha evidenziato che il 98% dei video deepfake online contiene immagini esplicite e che il 99% delle persone rappresentate sono donne, mentre è in crescita il numero di casi in cui studenti creano e diffondono immagini false di coetanei e compagni di scuola, anche in contesti intimi.
Il secondo pericolo riguarda le frodi. La capacità di replicare voci e immagini con estrema precisione si sta trasformando in un'arma potente nelle mani dei truffatori. Tra i casi più famosi si annovera la clonazione della voce del CEO di una multinazionale finanziaria per imbastire una frode da 25,6 milioni di dollari e la replica della voce di un figlio per estorcere 9.000 dollari a un padre convinto di aiutarlo a pagare una cauzione, mentre a livello promozionale è frequente l’utilizzo di voci simili a quelle di persone famose per promuovere prodotti, ingannando così i consumatori.
Il terzo, non meno rilevante, pericolo, riguarda la politica e la partecipazione sociale. Le repliche digitali vengono, infatti, usate per manipolare l’opinione pubblica e convincerla della verità di fatti che non sono accaduti. Così, sempre negli Stati Uniti, è stato diffuso un messaggio falso in cui la voce clonata di un candidato sindaco di Chicago sembrava giustificare la brutalità della polizia ed è circolato un altro messaggio attribuito falsamente alla voce dell’ex Presidente Joe Biden che scoraggiava la partecipazione degli elettori alle primarie.
Oltre a questo impatto di natura generale, la clonazione di voci e aspetti fisici un effetto, ritenuto da molti devastante, in ambito artistico, laddove attori e cantanti temono che l’intelligenza artificiale possa sostituirli completamente, come è accaduto con la canzone Heart on My Sleeve.
La voce o l’aspetto fisico, come caratteristica naturale di una persona, non è protetta dal diritto d'autore, che tutela opere creative originali come canzoni, libri, film, ma non attributi personali.
Questo non significa che non sia possibile difendersi, ma occorre muoversi su un piano diverso, ovvero spostarsi dal diritto d’autore o di proprietà a quello dei diritti della persona, ad esempio invocando la violazione del diritto alla privacy, dell'immagine o l’appropriazione indebita di identità.
Alcuni Stati americani, come la California, riconoscono esplicitamente il diritto alla voce come parte del right of publicity, che è un diritto alla pubblicità della propria immagine e identità.
È un piano completamente diverso, non tanto economico quanto coinvolgente diritti inviolabili e inalienabili dell’individuo, per lor natura non commercializzabili.
Il NO FAKES Act
È in questo scenario che deve essere inquadrata una recente proposta di legge, già presentata nel 2023 e riproposta adesso nel 2025 da un gruppo di senatori e deputati bipartisan statunitensi, con cui si intende istituire un diritto d’autore, sui generis, sulla voce e sulla somiglianza fisica di una persona.
La proposta è denominata NO FAKES Act, acronimo di "Nurture Originals, Foster Art, and Keep Entertainment Safe Act", ovvero legge per promuovere le opere originali, sostenere l'Arte e proteggere il settore dell'intrattenimento.
L’idea è quella di introdurre per legge un diritto di proprietà intellettuale sulla voce e sulle sembianze fisiche, come forma di diritto patrimoniale, trasmissibile agli eredi e valido per tutta la vita di una persona e per settanta anni dopo la sua morte, possibile oggetto di licenza a favore di terzi.
La proposta prevede che i contratti di licenza debbano essere stipulati per iscritto, per una durata massima di dieci anni e che debbano essere indicati i fini specifici per cui i dati saranno utilizzati. Per quanto riguarda i minori, i genitori potranno concedere una licenza sull’uso commerciale della loro voce o immagine ma solo per un periodo massimo di cinque anni e mai oltre il raggiungimento del diciottesimo anno di vita del loro figlio, previa approvazione di un tribunale.
Possono anche essere previsti trasferimenti o licenze “post mortem”, purché redatti per iscritto.
I provider di sevizi online che utilizzano repliche digitali non autorizzati sono responsabili di un illecito e soggetti a pesanti sanzioni, a meno che non dimostrino di avere adottato ogni misura per verificare la liceità dei dati, abbiano adottato misure idonee per chiudere gli account dei recidivi e, una volta ricevuta una diffida motivata e argomentata, abbiamo rimosso le immagini o voci digitali non autorizzate "non appena tecnicamente possibile".
Chi utilizza, in qualsiasi forma, cloni non autorizzati, oltre a dovere risarcire gli eventuali danni alla persona interessata, dovrà pagare una penale per ogni immagine o voce usata di 5.000,00 dollari, se a commettere l’illecito è una persona fisica e di 25.000,00 dollari se a farlo è un provider di servizi online che, se non ha adottato misure idonee per ridurre il rischio di illecito, potrà essere tenuto a pagare una sanzione fino a un massimo di 750.000 dollari.
Chi la sostiene
La potente RIAA, Recording Industry Association of America, appoggia fermamente il disegno di legge che parrebbe essere sostenuto anche da aziende come OpenAI, Google, Amazon, Adobe e IBM, mentre la Casa Bianca non si è ancora espressa in merito.
Intanto gli artisti sembrano molto soddisfatti e uno dei primi a manifestare il proprio apprezzamento è stato Randy Travis che, colpito da un ictus nel 2013, lo scorso anno è salito agli onori della cronaca per avere potuto pubblicare una nuova canzone, dal titolo Where That Came From, incisa da un altro cantante sotto forma di demo e su cui un sistema di intelligenza artificiale ha poi applicato la voce di Randy Travis.
La moglie dell’artista ha reso noto un suo recente comunicato in cui si diceva felice di avere potuto registrare una nuova canzone come estensione della sua arte, apprezzando l’innovazione tecnica che gli consente di esprimersi, ma ha precisato che il suo caso è ben diverso da quello che potrebbero fare altri con l’intelligenza artificiale, utilizzando la voce agli artisti senza il loro consenso e si è dimostrato favorevole al progetto di legge.
Se il NO FAKES Act andrà in porto, la voce e l’immagine di un individuo, che sono e restano dati personalissimi dell’individuo, diventeranno quindi una merce trasferibile e commercializzabile. In Europa una tale possibilità potrebbe fare storcere il naso a molti, ma non è escluso che non si segua la stessa scia.
I soggetti coinvolti dalla clonazione potranno gestirla o essere indennizzati sul piano economico, ma di certo non si ridurrà il rischio di frodi o di manipolazione politica e tanto meno renderà il mondo un luogo più trasparente e sicuro.
I soggetti coinvolti dalla clonazione potranno gestirla o essere indennizzati sul piano economico, ma di certo non si ridurrà il rischio di frodi o di manipolazione politica e tanto meno renderà il mondo un luogo più trasparente e sicuro.