La ghiblizzazione di ChatGPT
La creazione di immagini in stile Ghibli con ChatGPT sta sollevando molte polemiche, non solo per motivi di copyright. Dal punto di vista giuridico però la questione è piuttosto articolata.
Quando ero piccola conoscevo una bambina appassionata di Candy Candy, il manga disegnato da Yumiko Igarashi, molto di moda in quel periodo.
Essendo brava a disegnare aveva riempito la sua camera di immagini dei protagonisti del fumetto, che regalava anche alle sue amiche, e si divertiva a riprodurre scene di vita quotidiana e i volti dei suoi compagni di classe imitando lo stile di Igarashi. Tutti sapevano di questa sua passione ma nessuno ha mai sollevato dubbi che quello che stesse facendo fosse illegale.
Altri tempi, è vero.
Oggi al suo posto c’è ChatGPT e l’eco di quello che fa questa macchina prodigiosa è molto più ampio delle modeste possibilità di una bambina, anche se la “ghiblizzazione” in atto, balzata presto agli onori della cronaca, non è molto diversa da quello che è accaduto tanti anni fa.
OpenAI, casa madre di ChatGPT, ha recentemente immesso sul mercato una nuova funzione di generazione di immagini che consente di fornire al sistema istruzioni molto complesse per potere generare output sofisticati e in alta risoluzione.
Per testare questa novità, molti si sono dilettati nel fare produrre al sistema immagini e video ispirandosi ad autori famosi, tra cui il maestro Hayao Miyazaki, co-fondatore dello Studio Ghibli e genio indiscusso dell’animazione manga.
Uno degli esperimenti più famosi è stato il trailer de Il signore degli Anelli realizzato dal regista digitale, PJ Ace, che in meno di dieci ore e con poca spesa, è riuscito a produrre un’opera in stile Miyazaki.
La ghiblizzazione
Nell’arco di qualche giorno, online si è scatenata una vera e propria moda che ha preso il nome, appunto, di ghiblizzazione, accompagnata da una corsa a realizzare immagini in stile Ghibli con i soggetti più disparati.
Anche lo stesso Sam Altman ha sostituito la foto del profilo X con una sua immagine stile Ghibli, quasi in tono provocatorio.

Questa vicenda sta sollevando molte polemiche, non solo per motivi di copyright, ma soprattutto perché a subire questo affronto è stato Hayao Miyazaki che da sempre ha fatto dell’artigianalità uno dei suoi tratti distintivi. Il maestro del manga si è sempre rifiutato di utilizzare le macchine per il suo lavoro e già molti anni fa, agli albori dell’intelligenza artificiale, aveva espresso il suo disappunto per questa nuova tecnologia definendola addirittura “un insulto alla vita”.
«Chiunque crei qualcosa usando l’AI non ha idea di cosa sia la pittura. Sono disgustato». Queste le parole con cui Miyazaki descriveva l’intelligenza artificiale, mentre ad oggi non sembrano giunti suoi commenti su quanto sta accadendo.
La contrarietà all’uso dell’AI da parte dell’acclamato autore di manga è quindi ben nota e solida ed è questa la ragione per cui tanti suoi appassionati cultori ritengono che l’operazione di OpenAI sia un insulto al maestro che adesso vedrà circolare immagini di persone e luoghi sconosciuti disegnati con il suo stile, suo malgrado.
Per molti si tratta di un oltraggio alla sua persona, ma dal punto di vista giuridico la questione è piuttosto articolata.
Cosa dice la legge sul diritto d’autore
In primo luogo si deve ricordare che la legge sul diritto d’autore fa salvi gli usi a titolo personale di opere protette, per cui se un privato realizza un disegno stile Ghibli e lo utilizza per sé o lo pubblica su una pagina personale, e non professionale, ben difficilmente potrà essere accusato di contraffazione. Il mezzo con cui realizza il disegno è piuttosto irrilevante.
Quello che conta, quindi, più che l’immagine in sé è l’uso che ne viene fatto, perché solo nel caso in cui ne venga fatto un utilizzo commerciale o imprenditoriale potrà entrare in gioco la normativa sul diritto d’autore.
Anche in tal caso si dovrà però considerare che, in base all’opinione predominante, riprodurre lo stile di un artista non costituisce un illecito, perché la legge tutela solo le forme espressive concrete, ovvero il disegno come realizzato e i suoi cloni, non le idee, i principi e lo stile.
Ne consegue che non sarà facile per Miyazaki fermare questo processo, soprattutto in paesi come gli Stati Uniti in cui i diritti morali hanno un peso diverso da quello che hanno in Europa.
Si potrebbe però aprire uno scenario diverso se si considera che, per generare questo effetto, quasi certamente, OpenAI ha addestrato il sistema con le opere di Studio Ghibli.
A livello mondiale c’è una discussione molto accesa sulla possibilità di utilizzare materiale protetto per il training.
Negli USA sono pendenti circa trenta casi, nessuno ancora deciso, mentre l’unico che ha avuto una prima opinion su un tema analogo non riguarda un sistema di intelligenza artificiale generativa.
Si tratta del caso Thomson v. Ross (Thomson Reuters Enterprise Centre GmbH v. ROSS Intelligence Inc., Case No. 1: 20-cv-00613, D. Del. 2021) di cui ci siamo già occupati, in cui il giudice, pur nella diversità della situazione, ha escluso la liceità dell’uso, ritenendo inapplicabile l’eccezione americana del fair use, per il fatto anche questo utilizzo poteva avere in astratto un impatto « su un potenziale mercato per i dati di addestramento AI», lasciando intendere che questo mercato possa esistere.
Sulla base della normativa europea probabilmente Miyazaki potrebbe esercitare il diritto di opt-out e pretendere che le sue opere non vengano utilizzate per l’addestramento dei sistemi AI, ai sensi degli artt. 3 e 4 della Direttiva Copyright (Dir. UE 2019/790) sul text and data mining.
Se lo facesse, potrebbe inibire l’uso delle sue immagini per il training e forse chiedere anche che non vengano usate per la generazione di output futuri. Su questo delicato aspetto, però, il condizionale è d’obbligo, sia perché la previsione normativa riguarda solo ipotesi future, sia per la delicata interpretazione del concetto di “dato”.
Certo è che tramite ChatGPT non si possono generare opere utilizzando qualsiasi stile, per cui qualcuno forse è già intervenuto tempestivamente o ha richiesto interventi per la rimozione di un certo tipo di materiale.
Il machine unlearning
È questa una delle prossime frontiere del machine learning che prende il nome di machine unlearning e che consiste nel rimuovere dati dal modello di intelligenza artificiale, in modo che alla fine perda le conoscenze acquisite attraverso di loro.
In sostanza, con il machine unlearning anziché addestrare da zero un nuovo modello su dati puliti, si utilizza quello attuale privandolo delle informazioni che non si vuole vengano tenute in considerazione dal sistema, un po' come se cancellassimo dalla memoria di un essere umano un intero libro.
Sono curiosa di scoprire se ci sarà una causa tra Studio Ghibli e OpenAI.
Intanto, come ammiratrice di Hayao Miyazaki, mi godo tutti questi tentativi di riprodurre il suo stile che mi sembrano la massima conferma del riconoscimento del suo genio.
Mi sembra piuttosto strano che Miyazaki non possa vincere visto che si parla di "Stile Ghibli" e sarebbe molto difficile dimostrare che i dati per l'addestramento non hanno previsto l'uso delle immagini dello studio.
Secondo me tutto l'interesse verte intorno al fatto che è "innegabile" l'uso dei dati di addestramento e dell'output per cui OpenAI potrebbe far durare la causa una decina di anni ma la perderebbe.