Le gigafabbriche salveranno l’Europa?
AI Continent Action Plan, presentato da Ursula von der Leyen, mira a colmare il divario tecnologico tra l'Europa e i paesi di oltreoceano. Sarà abbastanza?
Buongiorno a tutte e tutti,
prima di lasciarvi all’articolo della settimana, alcune comunicazioni di servizio:
Oggi, mercoledì 21 maggio, alle ore 17 sarò in diretta con per parlare del suo nuovo libro “Il nemico - Elon Musk e l’assalto del tecnocapitalismo alla democrazia” (Utet), che è già in pre-ordine e che uscirà il 10 giugno.
La diretta sarà trasmessa nella pagina di , qui il link della diretta.
Il 4 giugno invece parteciperò come speaker al We Make Future a Bologna. Parleremo di prompt, del loro mercato e approfondiremo gli aspetti e le sfide ancora aperte legate alla tutela della proprietà intellettuale.
A presto,
Laura
Nonostante l’ottimismo trionfante dell’AI Action Summit di Parigi di quest’anno, il divario tra l’Europa e paesi come Stati Uniti e Cina è davvero preoccupante.
Henna Virkkunen, Vicepresidente esecutiva per la Sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, lo ha ammesso espressamente nella sua dichiarazione in cui afferma che:
«L'intelligenza artificiale è fondamentale per rendere l'Europa più competitiva, sicura e sovrana dal punto di vista tecnologico. Nella corsa mondiale verso l'IA il traguardo è ancora lontano: è tempo di agire».
Henna Virkkunen
Così l’Europa si è data una mossa e ha avviato una serie di iniziative tese a incentivare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, nella speranza che non sia troppo tardi.
AI Continent Action Plan
È in questo contesto che si inserisce l’AI Continent Action Plan, presentato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen che mira a colmare il divario tecnologico con i paesi di oltreoceano, valorizzando le imprese europee e cercando di attrarre talenti dopo che per, per lunghi anni, hanno lasciato che se ne andassero all’estero.
Al centro del piano c’è lo stanziamento di 200 miliardi di euro per supportare lo sviluppo dell’AI, mentre 20 miliardi saranno destinati alla creazione di cinque strutture di calcolo avanzate dotate di circa 100 000 chip di AI, un numero quattro volte superiore rispetto alle potenze attuali.
Queste strutture sono chiamate le Gigafabbriche dell’IA e grazie alla loro potenza di calcolo favoriranno lo sviluppo di nuovi modelli di intelligenza artificiale autoctoni all’interno dell’Unione. Ad esse si affiancheranno 13 fabbriche dell’AI, dislocate in diverse paesi e destinate a sostenere le imprese e le startup nei progetti applicativi dell’intelligenza artificiale.
Le fabbriche dell’AI sono suddivise anche per aree di competenza secondo una distribuzione dei ruoli evidenziata nella seguente tabella contenuta nel comunicato ufficiale
I 5 punti dell’AI Continent Action Plan
Il piano si articola su cinque pilastri fondamentali.
1. Le gigafabbriche
Il primo è costituito proprio dall’infrastruttura di calcolo che deve essere potenziata con le gigafabbriche e le fabbriche dell’AI per favorire la collaborazione tra mondo accademico, imprenditori e investitori intorno a potenti di calcolo e di ricerca al fine di favorire lo sviluppo di nuove applicazioni in settori fondamentali come sanità, biotecnologie e robotica.
2. Dati
Il secondo punto è l’accesso a dati di alta qualità, necessari per l’addestramento dei sistemi di intelligenza artificiale e il cui utilizzo rappresenta un fattore critico, per la potenziale violazione di diritti d’autore o illecito trattamento di dati personali. In questo contesto l’Europa si propone di adottare una strategia per l’Unione dei Dati che include lo sviluppo di Laboratori di Dati come componenti integranti delle Fabbriche dell’AI.
3. Sviluppo di nuovi algoritmi AI
Il terzo punto, strettamente connesso al primo, è lo sviluppo di nuovi algoritmi AI di cui si vuole incentivare l’adozione nei settori strategici. La prossima Strategia Applica AI si propone infatti di avviare azioni concrete per promuovere nuovi usi industriali e scientifici dell’intelligenza artificiale e migliorare i servizi pubblici.
4. Talenti
Il quarto punto vede il rafforzamento della base di talenti dell’Unione nel campo dell’AI, necessario per rafforzare le competenze e colmare le lacune esistenti «promuovendo l’eccellenza nell’istruzione, nella formazione e nella ricerca, incentivando la partecipazione delle donne, sensibilizzando l’intera società e la pubblica amministrazione, e attraendo e trattenendo talenti da fuori l’Unione».
5. Rafforzare il mercato europeo
Infine, il quinto punto, vede una volontà di rafforzamento di grande mercato europeo con un unico insieme di regole che dovrebbero aumentare la fiducia e la sicurezza nell’uso delle tecnologie.
Passando dalla teoria alla pratica, e uscendo dai buoni propositi, gli investimenti previsti per superare il considerevole e attuare un piano ambizioso, sembrano ben poca cosa rispetto a quanto hanno già speso le imprese americane dell’intelligenza artificiale e ai continui investimenti in atto. Le risorse economiche messe a disposizione non sono quindi così strabilianti, considerando il ritardo accumulato.
Maggiori speranze l’Europa potrebbe averle (purtroppo mi verrebbe da scrivere potrebbe averle avute) se investisse davvero sulla ricerca e sui talenti. La politica degli ultimi anni è però andata, e sta continuando ad andare, almeno in Italia, in una direzione opposta, disincentivando la ricerca, non accogliendo gli stranieri e non offrendo possibilità di sbocchi professionali seri ai più giovani. Basti vedere le recenti proteste dei ricercatori universitari, passate quasi in sordina sulla stampa, ma che sono un vero grido d’aiuto.
Non solo l’Europa si è lasciata, e si lascia sfuggire, le sue menti migliori, ma sostiene una politica di chiusura verso ogni forma di immigrazione e di integrazione, rinunciando quindi ad avvalersi di risorse provenienti dall’estero che sono spesso le forze più motivate che hanno contribuito al successo di tante imprese. Tra tutti basti ricordare che Jensen Huang, fondatore di NVIDIA leader mondiale delle GPU era un immigrato che si manteneva facendo il cameriere in un fast food e non è il solo ad avere raggiunto un successo planetario nel settore delle tecnologia partendo dal basso.
Anche la volontà di creare un mercato unico dell’intelligenza artificiale, grazie a un quadro normativo unitario, urta con una legislazione copiosa, articolata e di difficile lettura che l’Europa ha già varato e che rischia di essere un freno allo sviluppo più che un incentivo. Non a caso nello stesso comunicato si evidenzia la necessità di aiutare le imprese a comprendere l’AI Act, il Regolamento Europeo sull’intelligenza artificiale entrato in vigore ad Agosto 2024, e di supportarle nell’adeguamento, con l’istituzione di un AI Act Service Desk, destinato a fornire informazioni e orientamento sulla normativa.
La sua visione miope del futuro e un crescente servilismo verso le grandi potenze, rischia però di farle perdere anche il proprio soft power e l’attrattiva che esercita quale paladino dei valori fondamentali e dei diritti umani.
Più che lanciare una sfida al mondo, l’Europa sembra affannata a rimediare una situazione critica che essa stessa ha creato, con proclami e belle parole che non hanno alcun fascino fino a quando non si tradurranno in qualcosa di concreto.
L’AI Continent Action Plan suona quindi come una disperata corsa per non soccombere e non possiamo che sperare che raggiunga lo scopo che si prefigge, grazie alla buona volontà di imprese e ricercatori che vorranno dargli fiducia.
Di sicuro, se qualcuno salverà l’Europa non sarà la politica, almeno non quella dei nostri giorni.
Condivido tutto ed aggiungo: questo è un favore che facciamo agli Stati uniti in quanto in Europa ci occuperemo di piccoli problemi mentre loro si prenderanno i pilastri del settore, i dati e le rendite da posizione dominante. Non mi piace dirlo, ma questo è puro e semplice servilismo....