E poi arrivò DeepSeek
Il libro di Mafe de Baggis e Alberto Puliafito invita il lettore a comprendere dove stia andando il mondo e come sia possibile realizzare progetti straordinari adottando una diversa forma mentis.
C’era una volta la Silicon Valley, l’epicentro dell’innovazione globale, il cuore pulsante della rivoluzione digitale, la patria dei giganti del software e dell’hardware. È lì che si è sviluppata la tecnologia più importane degli ultimi decenni ed è sempre negli Stati Uniti che ha preso il volo l’intelligenza artificiale, come se fosso l’unico luogo in cui i sogni si avverano.
Ci siamo assuefatti all’idea che per sviluppare modelli sempre più avanzati, siano necessarie cifre folli, che solo imprese private del calibro di OpenAI, Microsoft, Google, sono in grado di investire.
Alla fine del 2024 il divario tecnologico tra gli Stati Uniti e il resto del mondo sembrava incolmabile, ma nel 2025 si è diffusa una notizia che ha risvegliato gli animi e fatto nuovamente sperare. In Cina era stato sviluppato un nuovo modello di intelligenza artificiale che funzionava esattamente, e forse meglio, dei suoi simili americani, ma che tra i tanti pregi aveva quello di essere costato molto meno e di funzionare con hardware più economici.
In realtà il modello cinese esisteva già da prima e non era l’unico modello AI sviluppato in Cina, ma per un tempismo che si fa fatica a credere causale, è balzato agli onori della cronaca poco dopo che Trump aveva minacciato pesanti dazi contro quel paese, quasi fosse una risposta implicita alla supposta supremazia americana.
Si è guardato a DeepSeek molto più che a un modello AI, facendolo diventare il simbolo di una rinascita o, se si vuole, di una rivolta contro un sistema che sembrava destinato a restare nelle mani di pochissimi multimiliardari che lottavano tra di loro per imporsi come detentori unici della tecnologia del futuro.
Proprio per questo non ho resistito alla tentazione di leggere E poi arrivò DeepSeek, Apogeo Editore, di
e , già autori di In principio era ChatGPT, per ascoltare il loro punto di vista e approfondire le meraviglie di questo modello orientale di intelligenza artificiale.Il libro è facile nella forma, ma denso nei contenuti, numeri e dati. Gli autori prendono spunto dall’apparizione di DeepSeek per allargare lo sguardo sull’intero ecosistema dell’AI generativa con un approccio che fonde divulgazione, analisi geopolitica e riflessione strategica.
Il risultato è un testo che non si limita a descrivere la tecnologia, ma invita il lettore a comprendere in che direzione stia andando il mondo e come sia possibile realizzare progetti straordinari adottando una diversa “forma mentis”.
L’apertura che sovverte le regole
DeepSeek funziona esattamente come Llama, Gemini, Mistral e tutti gli altri modelli, eppure ha diversi elementi che lo rendono molto interessante.
In primo luogo il suo codice è open source, ovvero pubblico, e questa scelta è in controtendenza rispetto alla decisione di tutti gli altri modelli di andare verso una chiusura. Non solo Google DeepMind e Anthropic, ma anche OpenAI che era nata inizialmente come ente no profit, sono tutti votati a un modello proprietario, meglio funzionale a prevalere sul mercato.
La scelta di un modello open rende più difficile monetizzare ma ha impatti profondi sulla velocità di sviluppo e sulla sicurezza. Su un modello aperto possono lavorare in modo indipendente molte persone contemporaneamente, studiarlo, migliorarlo e adattarlo in tempi rapidi. I vantaggi sono quindi enormi, ma alla base della scelta potrebbero esserci motivi non solo tecnici ma politici, come a dire che la Cina c’è, è in grado di produrre innovazione di frontiera, e sceglie di farlo aprendo le porte del suo laboratorio.
Questa non è l’unica caratteristica peculiare di DeepSeek e nel libro se ne evidenziano almeno altre tre: bassi costi di addestramento, un hardware efficiente e una buona efficienza energetica
DeepSeek è stato addestrato con un investimento molto ridotto rispetto ai modelli tradizionali, semplificando il processo e cercando soluzioni diverse che portassero allo stesso risultato qualitativo riducendo il numero delle fasi.
L’ottimizzazione del training è una delle chiavi principali del successo di Deep Seek che ha consentito di ottenere ottimi risultati anche con hardware meno potenti, ma efficienti, risparmiando i costi di impianto. Ne ha giovato anche il consumo energetico. Secondo The Verge, DeepSeek consumerebbe circa un decimo del modello Llama di Meta.
Il tutto senza rinunciare alla performance. DeepSeek ha ottenuto punteggi competitivi nei principali benchmark linguistici internazionali, superando GPT-3.5 in molte categorie e avvicinandosi alle prestazioni di GPT-4 in lingua cinese.
AI, chip e sovranità tecnologica
Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale non può essere certamente separata dall’hardware che la rende possibile. I grandi modelli hanno bisogno di infrastrutture importanti, GPU avanzate, data center, accesso a dataset sterminati, ma la risposta della Cina è la conferma che, volendo, ci si può fare a tenere il passo con i modelli più avanzati.
L’Europa dovrebbe imparare che con investimenti interni, alleanze alternative e, soprattutto, una diversa mentalità e strategie innovative, esiste ancora la possibilità di assumere un ruolo da protagonisti.
Nella parte finale del testo gli autori invitano a mettere al bando parole come impossibile, incredibile, inevitabile e iniziare a pensare che anche i sogni più audaci possono avverarsi davvero.
In Europa non mancano certo le menti in grado di progettare sistemi innovativi, abbiamo centri di ricerca di eccellenza. Quello che manca è la mentalità giusta, la collaborazione tra stati, la volontà di sentirci uniti come continente e non frazionati in decine di deboli nazioni che trainano lo sviluppo in modo schizofrenico, disperdendo energie.
DeepSeek dovrebbe insegnare che, se si usa l’intelligenza, anche con risorse limitate si può fare molto e cambiare le sorti di ciò che sembra scontato.
L’Europa ha una grande lezione da imparare.
Vorrei soffermarmi sull'ultima frase:
"L’Europa ha una grande lezione da imparare."
Ma cosa volete che l'europa impari? Ma la vedete l'europa? Una distruttiva classe politica, priva di qualsiasi valore e idea positiva, sta portando l'europa nel terzo mondo. Politici al servizio di qualcuno che sicuramente non è il popolo europeo. Distruggono ogni cosa che toccano, normano l'impossibile, opprimono i popoli, attuano politiche insostenibili, buttano centinaia di miliardi per le ARMI giusto per difenderci da un nemico che si sono inventati loro.
Se non azzereremo completamente questa classe politica l'europa NON ha nessun futuro e non può imparare proprio nulla.
Vi rendete conto di cosa stanno facendo? Vedete dove ci stanno portando?
https://youtu.be/CKKtkS2lGGA