A chi spettano i diritti sulle opere dell’intelligenza artificiale?
Recensire il proprio libro è un controsenso, per cui non lo farò ma vorrei raccontarvi di cosa parlo e perché l’ho scritto.
Questa è una delle domande che mi sono posta oltre un anno fa e che mi hanno fatto immergere in uno studio sconfinato che non avevo programmato di fare.
Recensire il proprio libro è un controsenso, per cui non lo farò ma vorrei raccontarvi di cosa parlo e perché l’ho scritto.
Perché ho scritto il libro
Questo lavoro nasce dall’esigenza di rispondere alle domande di molti clienti che operano in ambito software o in agenzie di comunicazione e in molti altri campi, i quali, trovandosi a usare o sviluppare sistemi legati all’intelligenza artificiale si sono cominciate a porre legittimi dubbi in ordine alla eventualità di violare diritti altrui e alla possibilità di tutelare i loro prodotti.
Un anno fa non c’era praticamente niente a livello giuridico. Ho esteso le mie ricerche a livello mondiale, sono emerse alcune decisioni in Cina e poi, nel corso del 2023, uno dopo l’altro, hanno preso il via una serie di casi giudiziari soprattutto negli Stati Uniti di grandissimo interesse. Li ho seguiti fin dall’inizio e da lì le mie conoscenze hanno cominciato ad allargarsi a macchia d’olio.
È stato un lavoro enorme, faticoso, ma sinceramente mi sono molto divertita e sto continuando a farlo adesso anche dopo che il libro è andato in stampa per seguire la sorte dei giudizi pendenti.
Tutto questo lavoro si è tradotto nel libro che ho scritto per Maggioli Editore, dal titolo, appunto, A chi spettano i diritti sulle opere dell’intelligenza artificiale – Dall’addestramento su opere altrui alla generazione di opere nuove.
Il titolo è lungo ma l’editore lo ha preferito ad altri più sintetici per fare comprendere in modo immediato gli argomenti trattati.
Di cosa parla
Il libro si apre con un capitolo dedicato al funzionamento dei sistemi di intelligenza artificiale che è indispensabile per potere affrontare i problemi giuridici di cui ci stiamo occupando.
Se non si comprende come avviene l’addestramento diventa impossibile stabilire se i sistemi di intelligenza artificiale realizzino o meno copie delle opere che utilizzano per il training e se i loro output siano o meno delle opere derivate.
Affrontare gli aspetti tecnici è complicato ma affascinante. Lato mio l’ho fatto leggendo molto e confrontandomi spesso, in un periodo in cui, purtroppo, non c’erano sul mercato tutti i libri che si possono trovare adesso. Qualche amico molto esperto della materia è stato un faro importante.
Per comprendere il funzionamento dei sistemi di intelligenza artificiale sono state estremamente utili anche le sentenze e gli atti prodotti in Tribunale dai difensori delle parti. Questi documenti sono scritti in un linguaggio piano, comprensibile a un Giudice che non è un tecnico informatico, e quindi accessibili a ognuno di noi.
Il libro si sviluppa proprio sul racconto di questi casi. Li ho raccolti e li propongo uno ad uno all’interno del libro.
Ho ritenuto che apprendere concetti tecnici e giuridici partendo dalla narrazione dei casi sia, oltre che più efficace, fosse più divertente, soprattutto per chi non è avvocato.
In molti di questi, e in alcune decisioni del Copyright Office, viene descritto in modo molto chiaro, il funzionamento di programmi come Midjourney e le fasi della procedura di addestramento.
Sulla base di questi dati tecnici, con argomentazioni diverse e contrapposte, i titolari di copyright sostengono le loro accuse di contraffazione ai sistemi di intelligenza artificiale, mentre, dall’altro lato, le imprese che gestiscono sistemi come ChatGPT si difendono, assumendo di non copiare niente ma di imparare, come fa un essere umano.
Questa è la grande sfida e, per certi versi, il mistero che abbiamo di fronte.
Chi ha ragione? Vi anticipo subito che una risposta definitiva non c’è, perché non è stata ancora emessa alcuna decisione sui casi pendenti, ma le argomentazioni e le analisi svolte nel corso dei giudizi servono a farci un’idea piuttosto chiara e a trovare gli strumenti per ragionare.
Per quanto attiene la possibilità di riconoscere il diritto alle opere create dall’intelligenza artificiale, invece, i casi affrontati sono stati tutti già decisi, sia negli Stati Uniti che in Cina, giungendo a soluzioni diverse. In Italia non c’è alcun caso specifico, ma una sentenza che lascia intuire quale possa essere l’orientamento futuro dei giudici.
Il libro, oltre a esporre i casi, introduce i concetti fondamentali del diritto d’autore applicato all’intelligenza artificiale e anche alle invenzioni realizzate dai questi sistemi che è un altro importantissimo tema.
L’intelligenza artificiale è creativa?
Tutto ruota intorno alla domanda fondamentale se l’intelligenza artificiale possa dirsi creativa oppure no.
C’è un dibattito apertissimo su questo e molti ritengono che non sia creativa, ma meramente compilativa perché si basa sulle opere che ha ingerito per addestrarti.
Pe rispondere con cognizione di causa dovremmo, però, avere almeno una definizione condivisa di creatività, cosa che al momento non abbiamo. Inoltre anche ognuno di noi è, in fondo, figlio della propria cultura, non diversamente da quanto la macchina lo è dei suoi dati.
Su questi temi il libro offre gli strumenti perché ognuno possa farsi un’opinione e riflettere con maggiore consapevolezza sulle applicazioni di questa nuova tecnologia.
Per me è una grande soddisfazione che il mio libro sia il primo ad inaugurare la nuova linea Maggioli dedicata all’Intelligenza Artificiale.
I temi da affrontare sono molti, ma quello della regolamentazione dei diritti d’autore è senz’altro uno dei più importanti, non solo per l’urgenza di definire la sorte dei diritti sulle opere generate dalle macchine, ma anche perché impatta fortemente dal punto di vista economico.
Basti pensare alle manifestazioni di protesta di molti autori o allo sciopero degli attori di Hollywood del Novembre 2023, alimentati dal timore di perdere per sempre il loro ruolo per essere soppiantati dalle macchine.
Dal lato opposto, si consideri che secondo molti analisti, qualora gli sviluppatori di sistemi di intelligenza artificiale dovessero pagare tutti i diritti sulle opere che usano per addestrarsi, rischierebbero il collasso perché non potrebbero sostenersi.
La soluzione giuridica di questi temi non è pertanto un mero esercizio intellettuale, ma avrà riflessi importanti sul nostro futuro.